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Vetralla

Altitudine (m.s.l.m.): 300
Popolazione: 11.917 (2001)
Link: https://www.comune.vetralla.vt.it/

La città di Vetralla è ben conosciuta per la produzione di olio extravergine d’oliva e di miele: queste delizie gastronomiche non oscurano però le – tante – altre ricchezze del territorio e le bellezze della cittadina di lontana origine etrusca. L’abitato, sorto tra il X ed il IX secolo a.C., fu distrutto dai romani, che lo occuparono tra il V ed il IV secolo; la popolazione, transfuga, si rifugiò nella vicina Forum Cassii, della quale rimangono ora scarse rovine nei pressi della località di Santa Maria di Forcassi. Vetralla risorse in periodo altomedievale, a partire da un piccolo sito fortificato, poi compreso nel patrimonio di San Pietro di Tuscia e successivamente nei vasti domini della famiglia Orsini. Molte delle più importanti famiglie delle Tuscia se ne contesero il possesso: dopo gli Orsini fu la volta degli Anguillara, a cui successero i Borgia ed i Cybo (che la ebbero per donazione pontificia) ed infine i Farnese.

Circondata dai boschi che si arrampicano sulle falde del Monte Fogliano e del Monte Panese, si trovò spesso al centro di avvenimenti di notevole portato storico: dalla conquista romana al governo pontificio (quando proprio da Vetralla venne bandita dal Papa la Seconda Crociata, nel 1145), gli abitanti ed i loro dominatori eressero sempre nuovi edifici, chiese, piazze e strade senza intaccare la quiete e l’ammirabile bellezza dei luoghi; anzi, le opere dell’uomo seppero inserirsi armoniosamente nell’ambiente aumentandone il fascino un po’ misterioso.

Si ammirano, nel territorio, le necropoli etrusche di Grotta Porcina e di Norchia, risalenti rispettivamente ai secoli VII/IV avanti Cristo e IV/III, indizio di una lunghissima ed ininterrotta frequentazione da parte di queste popolazioni; le tante chiese, molte delle quali consacrate al culto mariano, quali Maria Santissima dell’Ave Maria, Maria del Carmine e Maria del Soccorso e le intitolazioni “locali” alla Vergine di Forocassio, del Riscatto, del Ponte, della Folgore e del Lauro. L’attuale abitato si estende lungo un falsopiano inserito fra due vallette digradanti verso il mare: la via Cassia, che lo costeggia, ne garantisce l’accessibilità e la velocità dei collegamenti. Vetralla comprende un borgo medievale che trova il suo centro nella piazza della Rocca (fortificazione eretta per ospitarvi i Prefetti di Vico e poi trasformata in monastero, della quale non resta che un unico grande torrione cilindrico ornato di merli, per poi prolungarsi, in tempi successivi, seguendo le opposte direttrici sud-est e nord-ovest.

Il Duomo cittadino, intitolato a Sant’Ippolito, custodisce numerose opere di grande pregio artistico, fra le quali ricordiamo la cantoria barocca, una Madonna con Angeli su tavola risalente al XII secolo, una Trasfigurazione del Benefial ed un reliquiario d’argento dorato, visibile solo su richiesta. Nel Duomo sono conservate le reliquie del Santo titolare, patrono della città. Preziosa anche la chiesa di San Francesco, costruzione altomedievale che ha conservato fino a noi l’antica cripta a sei navate, scompartite da colonne sorreggenti le belle volte a crociera, dove si notano, riutilizzati, elementi decorativi romani; la chiesa fu poi rialzata e ristrutturata nel secolo XI: l’attuale edificio è una severa costruzione in stile romanico ornato all’esterno dal bel portale scolpito e decorato ed all’interno da lacerti di affreschi databili ai secoli XV/XVII; da notare il pavimento della navata centrale e del presbiterio(leggermente rialzato, questo, rispetto al piano di camminamento del resto della chiesa, in stile cosmatesco.
Non mancano poi gli edifici di architettura civile, pubblica e privata: i Palazzi della nobiltà cittadina come i cinquecenteschi Palazzi Franciosoni e Vinci, della scuola del Vignola; Palazzo Piatti si contraddistingue per la facciata stretta e slanciata ed il grande portale. Pregevole è pure il Palazzo Comunale, affacciato sulla piazza Umberto I, ornata da due belle fontane del XVIII secolo e completata dalla superba mole del Duomo.

Per i visitatori momenti privilegiati sono le tante sagre cittadine e le pittoresche manifestazioni: il Presepe Vivente, le Sagre in onore della Vergine, durante le quali si organizzano poetiche celebrazioni quali la Fiorita del mese di maggio, in occasione della festa della Madonna del Carmelo. I fiori e la natura in genere sono spesso protagonisti delle manifestazioni di Vetralla, sia che si trovino vicinissimi all’uomo (Fiori alla finestra), sia che siano nel più vasto ambiente circostante (Sposalizio dell’Albero). Gli acquisti di specialità e di oggetti di produzione locale sono poi un naturale complemento alla visita: oltre alle già citate produzioni alimentari ricordiamo le belle terracotte, vanto dell’artigianato locale. Gli artigiani di Vetralla sono noti per l’utilizzo di vernici vetrificate, piombo, manganese ed antimonio: l’arte della manifattura delle terraglie viene trasmessa di padre in figlio, così che queste stirpi (i cosiddetti pignattari), conservano i loro antichi segreti alimentando la diceria di derivare direttamente la propria abilità dai figuli etruschi. Altre attività artigianali sono la lavorazione del legno, del ferro e del rame, la bigiotteria, i ricami ed i lavori in cuoio ed in peperino.

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Vignanello

Altitudine (m.s.l.m.): 369
Popolazione: 4.705 (2001)
Link: https://www.comune.vignanello.vt.it/

Vignanello sorge alle falde del versante orientale dei Monti Cimini. I primi insediamenti umani, nel territorio risalgono alla Preistoria. In epoca falisca, l’attuale quartiere del Molesino fu sede di un attivo centro urbano, che aveva la sua necropoli nella vicina valle della Cupa. Il centro storico è posto su un banco di tufo leucitico, a metri 369 sul livello del mare: ha un tessuto edilizio compatto, protetto su tre lati da vallate e sul quarto dal castello.

Secondo alcuni, l’antico centro urbano sorse nel 410 d.C., ad opera dei profughi che cercavano di sfuggire alla ferocia dei Visigoti; secondo altri sorse nel 412 e si chiamò Iulianellum, da un certo Giuliano. Il nome primitivo in seguito diventò Ignanello, Vilianello e Vignanello (1574) per trasformazione naturale del toponimo o per gli ubertosi vigneti già allora esistenti.

Nell’853 si ha notizia di monaci benedettini, che costruirono un convento-fortezza più volte trasformato. Nel 1169 Federico Barbarossa affidò il villaggio al Comune di Viterbo. Dopo essere passato da un feudatario all’altro, dalla seconda metà del secolo XV alla prima metà del successivo Vignanello fu sotto l’immediato dominio dei Pontefici, governato per essi da vicari nominati a vita e appartenenti alle nobili famiglie Nardini, Orsini e Borgia.

Nel 1531 il castrum venne concesso in feudo a Beatrice Farnese, alla quale nel 1536 successero la figlia Ortensia e il genero Sforza Marescotti, che diede l’attuale struttura al castello, valendosi dell’opera del Sangallo. Iniziato un periodo di relativa stabilità politica, il nucleo urbano si sviluppò fuori delle mura: ad ovest, con la costruzione del borgo dei Santi Angeli Custodi e della Porte detta del “Vignola” e, successivamente, ad est, del Borgo di San Sebastiano.

All’interno delle mura fu sistemata la piazza antistante il castello, furono costruiti il Palazzo Pretoriale, la Casa del governatore e la Collegiata. Furono questi i primi esempi di intervento razionale su un nuovo nucleo urbano cresciuto alla rinfusa sulla direttiva Castello-Porta della Torre; essi proseguirono fino a tutto l’Ottocento con l’edificazione del Palazzo Comunale e la demolizione delle porte, portando alla saldatura dei borghi al vecchio centro. La famiglia Marescotti, da cui ebbe i natali Santa Giacinta, governò il feudo fino alla prima metà del secolo XVII; ad essa successero i principi Ruspoli, che lo ressero fino al 1816.

Dopo l’annessione del Lazio al regno d’Italia comincia che per Vignanello un periodo di lento, ma costante progresso: si costruiscono il cimitero (1873) e i nuovi acquedotti (1897 e 1934), arrivano la luce (1906) e la ferrovia (1912), inoltre il centro abitato comincia ad estendersi al di fuori della seconda cinta muraria. L’8 giugno 1944, l’arrivo delle truppe alleate segnò l’inizio dei tempi nuovi.

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Vitorchiano

Altitudine (m.s.l.m.): 285
Popolazione: 3.214 (2001)
Link: https://www.comune.vitorchiano.vt.it/

Quasi una parte di Roma, a ben 90 km da essa. Questa potrebbe essere la definizione di Vitorchiano, tanta è stata, lungo i secoli, la sua fedeltà alla Città Eterna.
Una fedeltà che il Senato di Roma volle premiare con la concessione di potersi fregiare, nello stemma cittadino, del romano monogramma SPQR., oltreché del motto “Sum Vitorclanum castrum membrumque romanum” cioè ‘Vitorchiano, castello e parte di Roma’.

Inoltre, venne concesso al paese di fornire gli uomini per la guardia capitolina – i “fedeli di Vitorchiano” – privilegio che la città ha conservato fino ai nostri giorni nelle manifestazioni ufficiali del Comune di Roma. Vitorchiano, borgo medievale di origini etrusche, è interamente edificato su una rupe di peperino, quasi un tutt’uno con la grigia pietra lavica che ne caratterizza buona parte del suo territorio.
E’ da questo, infatti, che proviene la maggior parte del peperino da costruzione e da ornamento utilizzato per edifici e giardini.

Il paese stesso, racchiuso da robuste mura merlate e costruito a strapiombo su una stretta gola, è ricchissimo di case e palazzi con abbellimenti in peperino. Come i caratteristici profferli, utilizzati per salire dall’esterno sui piani alti delle case. Vitorchiano è di chiara connotazione medievale, racchiusa dalle sue mura merlate ed elevata sopra una stretta gola a quasi trecento metri di quota: possiede un caratteristico borgo medievale, un bel Palazzo Comunale, la Torre di Guardia ed una Torre Campanaria con Orologio.

Durante gli anni ’80, il peperino è stato oggetto di un singolare e originale scambio culturale con il popolo Maori – gli abitanti dell’Isola di Pasqua, nell’Oceano Pacifico – che si è concluso con la realizzazione di un caratteristico Moai ricavato da un blocco di peperino di 30 tonnellate.
L’opera è ancora visibile nella piazza centrale di Vitorchiano, e pare che toccarne l’ombelico porti fortuna.

Contatti

Comunità Montana dei Cimini

Codice univoco per fatturazione: UF2O7Z

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