Il paese della musica. Tale è infatti la tradizione musicale di Vallerano, che non potrebbe essere definito altrimenti. Qui nacquero musicisti come Giovanni Maria Nanino, che fu allievo di Pierluigi da Palestrina, o Giovanni Bernardino Nanino, fratello del precedente, e l’organista Paolo Agostini. Tutti compositori forse non noti al grande pubblico, ma le cui opere furono apprezzatissime dai contemporanei e ricercate anche in ambito europeo.
La presenza di resti di antichissime costruzioni nei dintorni del paese, fa pensare che l’area sia stata abitata già in età del bronzo. Gli stessi reperti ritrovati sarebbero indizi di una origine fenicia del paese tanto che il toponimo, secondo alcuni autori e una elaborata teoria, deriverebbe dal caldeo “Baal eran”, cioè “luogo della scolta”, fortificazione in terra straniera.
Per avere notizie certe sulla cittadina bisogna però attendere fino al dodicesimo secolo, quando, in una donazione fatta da papa Adriano IV al Capitolo Vaticano, fra altri beni nominati si fa menzione anche di questa località. Ancora la documentazione conservata ci fa sapere che, verso la fine dello stesso secolo, gli abitanti di Vallerano sottoscrissero un accordo con quelli di Viterbo per mantenere pace fra le due comunità e reciproco aiuto in caso di attacchi nemici dall’esterno. Dopo circa un secolo, però, Vallerano, divenuta feudo, fu ceduta dai Da Vico agli Orsini, che cercarono di tenerla soggetta contro la volontà del Comune di Viterbo, che la reclamava per sé senza più tenere in considerazione gli accordi sottoscritti: questi scontri si ripeterono fino al 1432, quando agli Orsini si sostituirono i Da Vico, che passarono direttamente alle vie di fatto occupando Vallerano.
In questa occasione dovette intervenire addirittura il papa, che vi inviò Nicolò Fortebraccio, capitano di ventura. Ritornata sotto diretto dominio pontificio, Vallerano fu infeudata, successivamente, a Domenico Ronconi di Rossano, all’Ospedale di Santo Spirito, a Pier Ludovico Borgia ed infine, compresa nel ducato di Castro, ai Farnese. Con la distruzione di Castro Vallerano tornò ai pontefici. Alla fine del Settecento lo Stato della Chiesa la concesse in enfiteusi a Tommaso Giorgi.
Legato a un miracolo mariano, è il santuario della Madonna del Ruscello, grande chiesa dalla facciata barocca il cui disegno si deve a Jacopo Barozzi da Vignola o a un suo discepolo. Il tempio sorge lì dove il 5 luglio 1604, mentre il pittore Stefano Menicocci stava restaurando un quadro della vergine Maria, sgorgò del sangue dalle labbra dell’immagine.
All’interno una serie di pregevoli affreschi, una pala d’altare del Pomarancio raffigurante l’estasi di San Carlo Borromeo e un maestoso organo a canne barocco realizzato nel 1644 dai romani Alessandro Vibani e Giovan Battista Chiuccia.
Nel centro storico, da visitare è la chiesa quattrocentesca dedicata al patrono di Vallerano, San Vittore.