L’origine del nome di Carbognano è incerta; possiamo ricordare alcune ipotesi. Sul colle di S. Eutizio sorgeva un tempio dedicato a Giano (Ara Jani: Altare di Giano) denominato successivamente Castellaccio di Arignano. Da cui Ara Jani – Arignano – Carbognano. Un antico patrizio romano Carbilio, attratto dalla bellezza del luogo, vi costruì una villa per trascorrere il tempo libero. Da cui Villa Caribilia – Carbiliano – Carbognano.
Nel territorio di Carbognano, un tempo, c’era una villa della famiglia Romana “Carbones”, ricordata anche da Tacito. Alla famiglia apparteneva Luca Papino Carbone. Da cui Carbone – Carbognano. La zona è ricca di tronchi di castagno e di quercia che avrebbero potuto offrire giacimenti di carbone. In passato questo paese fu chiamato ancheCorvignanum o Carmignano come si ricava da una bolla di Eugenio IV del 1443.
Il suo nome compare per la prima volta in un documento del Regesto farfense (817) dove è menzionato un fundum Carbonianum di proprietà dell’Abbazia di Farfa. La storia è legata alle vicende del castello che ancora oggi è sito nel centro del paese con una torre quadrata, curiosamente coperta da una tettoia, che si erge su un gruppo di vecchie case. Le origini del paese, comunque, sono antichissime e si perdono addirittura in epoca pre-romana. Carbognano è menzionato per la prima volta nell’anno 817 in un documento del Regesto farfense dove compare un fundum Carbonianum di proprietà della potente abbazia sabina di Farfa.
L’abitato, di chiara impronta urbanistica medievale, si stringe intorno alla bella mole del castello Farnese, la cui esistenza è provata già dal 1254, quando in un documento dell’epoca viene confermata la sua fedeltà a Viterbo. Dopo il possesso dei prefetti Di Vico, degli Anguillara e della Camera Apostolica, Carbognano passò ad Orsino Orsini nel 1494, sposo di Giulia Farnese. La famiglia castrense lo mantenne in suo possesso fino al 1570 quando passò prima agli Sciarra e, infine, ai Colonna fino al 1870.
Il castello conserva la sua forma cinquecentesca secondo l’aspetto datogli dai Farnese che lo trasformarono da rocca ad abitazione fortificata.La struttura attuale risale al secolo XVI quando Giulia Farnese, stabilitasi in Carbognano, decise di ordinare i lavori della residenza adattando alle proprie esigenze l’antica fortezza preesistente. L’edificio appare con un mastio di forma quadrata posto in un possente quadrilatero irregolare dove tutti i lati dell’edificio, mastio compreso, presentano un filare di beccatelli che sostengono una zona di passaggio coperto aventi merli e feritoie; la presenza di merli dritti denota l’appartenenza al castello alla parte guelfa in quanto la dinastia Farnese fu sempre fedele alla corte papale. La struttura interna del palazzo e la disposizione degli ambienti ripropongono lo schema tipico di quelle abitazioni costituite da un corpo centrale, solitamente destinato a sala di rappresentanza, avente porte a doppio battente che introducono all’interno delle varie stanze.
Per la decorazione di queste ultime, la donna si avvalse dell’opera di autori ignoti ai quali fu affidato il compito di dipingere scudi araldici e motivi decorativi ricorrenti nelle opere di casa Farnese tra cui spiccano: il giglio e l’unicorno associato alla Vergine. Si tratta in entrambi i casi di figure emblematiche in quanto simbolo di castità e purezza. La parete che dà verso la valle si erge sopra un declivio che potrebbe essere stato probabilmente un giardino.
La facciata che dà su Piazza del Duomo si affacciava sul fossato da difesa con il ponte levatoio, e più lunga delle altre tre e collega il castello al palazzotto della comunitas carbognani. tra l’una e l’altra si apre un bel portale che da su una piccola piazza dove si aprono sia il portone del castello, sia quello del Comune.
Del progetto originario, forse oggi nel castello non rimangono che quattro stanze: quella immediatamente dopo l’ingresso, detta dei Cacciatori per gli affreschi del soffitto, da cui si passa ad un salone con il camino, e dal salone in una stanza più piccola “la camera di Giulia”. In una specie di torrione d’angolo Giulia ricavò un bagno: una piccola stanza circolare, con una cupola affrescata. Sopra i portali è ancora scolpito il nome della famosa Giulia Farnese.
Oltre alla collegiata di San Pietro Apostolo, tra gli altri monumenti, va ricordata la scala a chiocciola che dalla piazza del Comune conduce fino alla torre, detta “conocchia dell’orologio”.
Da visitare, infine, il grande lavatore pubblico provvisto di una grande e resistente tettoia, fatto costruire dal principe Colonna a servizio dell’abitato.